sabato 11 febbraio 2017

La sacralità dell’infanzia



Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli (Mt. 16,13-15)


Ogni volta che leggo questa frase del Vangelo di Matteo ci ragiono e cerco di capire che cosa Cristo intendesse con “bambini” e perché il Regno dei Cieli appartiene loro.
Non ha escluso gli adulti perché in un secondo tempo poi ci dice - Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno (Gv. 11,25), ma con molta chiarezza parla di questi bambini ed allora mi è venuto un pensiero: essere “bambini” significa che l’uomo anche adulto deve mantenere un animo bambino nel senso di abbandonarsi ai propri genitori celesti con fiducia.
La tentazione di cadere nelle interpretazioni materialistiche è sempre presente, ma penso che ogni uomo debba imparare a vedere le cose del mondo con gli occhi un bimbo ed in tal modo si sottopone inconsciamente ad una rinascita ponendosi prima del peccato originale e quindi nella purezza perché non altrimenti avrebbe senso la frase “siate perfetti come lo è il Padre vostro” (Mt. 5,43-48) “finalmente la nostra attività creativa non può mirare a scopo più alto di quello di incarnare in immagini sensibili quest’unità del cielo, della terra e dell’uomo, creata e proclamata sin dall’inizio!” (V. Soloviev – Due saggi sull’amore – Ed. Signorelli 1939 pg. 23).
La crescente miseria emotiva e psicologica della società mostra un aumento della percezione del dolore anche empatico per le vicissitudini che accadono anche in altre parti del mondo. Le notizie di bimbi trucidati spinge le emozioni, i sentimenti ed il cuore umano a domande sempre più frequenti sul declino morale e spirituale della società.
 La diversità dei cristiani non sta dunque nelle sembianze e nell’aspetto esteriore, anche se molti ritengono che in questo consista l’identità propria dei cristiani e la differenza tra loro e il mondo, nelle apparenze e nell’aspetto, ma si ritrovano poi simili al mondo quanto al cuore e ai pensieri perché, al pari di tutti gli uomini, sono agitati e instabili nei loro pensieri, mancano di fede, sono confusi, turbati e timorosi” (Pseudo-Macario – Filocalia).
Tuttavia la diversità dei cristiani sta nel fatto che si pongono continuamente domande e promuovono ricette filosofiche e politiche di qualsiasi tipo al fine di dare risposte che però perdono la loro forza travolgente nel tempo diventando esili e troppo fondate su forme sentimentali effimere. La nostra è diventata una società impulsiva proprio perché affetta da carenza spirituale giacché vediamo le cose con un animo colmato di dolori, tradimenti, istanze fallite, delusioni e mancanza di sincerità.
Siamo travolti dall’orrore, dalla miseria e dall’incertezza. I valori che governavano la vita non sembrano più sintonizzati con il ritmo della natura, tutto è affaticato, frettoloso, stressante e competitivo. Abbiamo perso lo sguardo di un bimbo per vedere il mondo con animo gioioso e giocoso ed allora cerchiamo la vecchia trattoria della nonna, i sapori che la nostra mamma terrena ci faceva gustare, l’odore della pipa del nonno che ci raccontava le storie e le sue esperienze belle o brutte. “Una parte più intima è che questo fanciullo che ignora il male e che per ciò che è come Dio; poiché Dio non è soltanto Padre ma è pure l’eterno Fanciullo…il Fanciullo della mangiatoia (come uomo) non sa ancora nulla…non ha ancora provato, non ha ancora sperimentato non ha ancora sofferto nulla…” (F. Mauriac – Il mistero del Dio- Fanciullo – Ed. Ripostes 2001). L’amore per la vita semplice è stato sostituito da delle file interminabili di individui che non vedono l’ora di acquistare il telefonino di ultima generazione, gli stessi giovani che non sanno distinguere un Mattia Preti da un Caravaggio o un Tintoretto da un Tiziano, perché non riescono più a stupirsi se non per i gadgets e molti di questi, quelli più volenterosi, sono costretti a scappare dall’Italia per trovare un lavoro all’estero, fuggendo però dal senso di comunità che il calore della società Italiana, nonostante tutto, riesce a mantenere viva.
I grandi scrittori e gli artisti devono occuparsi di politica unicamente quando debbono difendersene. Di pubblici accusatori e di gendarmi ce n’è già abbastanza” scriveva Cechov a Savorin il 6 febbraio 1898 ed invece oggi abbiamo i tuttologi, altra neo-parola del mondo materialista e nichilista che si autodefinisce “progressista”.
Di fronte all’aperta manifestazione di fastidio ed alle intollerabili fughe verso un ordine totalitario, il recupero di una visione del mondo che si distacchi dalle trivialità dominanti ci dona di poter vedere il mondo con gli occhi di un bambino, la chiave misteriosa che la Sacra Scrittura ci offre per recuperare la nostra Tradizione ed il linguaggio vero ed immutabile della Verità.

giovedì 9 febbraio 2017

Il manicheismo del pensiero unico

Nuke The Whales & Martino Diacono


L’anti-tradizione che attualmente attraverso il mondo occidentale, come un parassita che contamina la purità dei pensieri, è parte di una concezione più grande che ha nel mondo manicheo il suo principale rappresentante.
Di fatto dietro questo parola si nascondono “filosofie”, concezioni “teologiche”, aspetti “politici”, modelli di comportamento e mode. Il manicheismo pur tuttavia ha come base tutti gli aspetti concettuali sopra elencati perché ha bisogno di controllare la cultura per influenzarla e renderla malleabile alle sue operazioni di disgregamento sociale.
Uno dei primi obiettivi del manicheismo moderno è quella di eliminare i ritmi naturali della vita per sostituirli con una anti-simbologia “religiosa” che contribuisce a estirpare i ricordi, la storia e le sue rappresentazioni. Ma nonostante le varie difficoltà provocate esiste sempre una via iniziatica, celata ai più, che mantiene nel mondo come delle oasi dove la Tradizione più antica viene mantenuta viva per essere centellinata e rilasciata lentamente nei tempi ai popoli come un farmaco che allevia i sintomi del mono-pensiero. Descriveva l’animo manicheo S.F. Frank “chi ami la verità o la bellezza è sospetto di indifferenza per il benessere del popolo e condannato perché dimenticherebbe i beni materiali e interessi illusori e passatempi lussuosi; chi poi ami Dio è spacciato per un nemico diretto dl popolo”.
Il punto centrale del manicheismo è la negazione di Dio, ma una negazione sottile mettendo Dio sullo stesso piano di Satana ed in tal modo si nega la sua Onnipotenza e il suo Amore Paracliteo attraverso il Figlio e la sua Sapienza nella Theotokos. Si attua sostanzialmente un dualismo gnostico che prende forme diverse durante i secoli. Nel nostro secolo si chiama Modernismo, il padre del Catto-Comunismo. Sempre Frank annotava nel 1918 “che politici sono costoro che nei loro programmi e nel loro modo di agire considerano non il popolo reale ma un ideale fantastico”.
Oggi stiamo vivendo esattamente la stessa vicenda e la domanda di Frank è rimasta purtroppo senza risposta essendo attualissima. Il cammino verso una ricreazione presuppone di passare dostoewskinamente attraverso il disfacimento e la scomposizione al fine di ritrovare la luce smarrita nello spirito barbarico e decadente del mondo contemporaneo. La caduta nel nichilismo ci porta in un labirinto di paranoie in cui la ragione umana si muove quando la visione ontologica viene alterata e l’uomo, che ha voluto sottomettere la natura all’utopia, si trova schiavo e cieco.
In un certo senso il manicheismo è una specie di atto magico che tende a riempire il silenzio meditativo con la turpitudine ed altre forme spregevoli che indica come il “bene” disprezzando tutti coloro che cercano un ordine superiore ontologico. I moderni manichei scambiano le astrusità del pensiero per realtà vive che proiettano nel mondo reale con una non nascosta vanteria di possedere una “profonda conoscenza” della società e della sua cultura. Il dualismo li acceca nelle loro valutazioni ed è per questo che esiste una patologia della lotta che viene reiterata sostituendo continuamente le “classi” sino a pervenire al loro annullamento.
Il decadentismo porta la decadenza umana e spirituale ad un livello tale che il male diventa la luce che illumina il mondo, il mondo di lati oscuri, di paure, ansie, ossessioni negazioni e forma deformate della vita naturale. Il fatto creativo viene reso impopolare perché legato ad una struttura concettuale “antica”; tutto ciò che è legato all’ordine della storia viene ridiscusso alla luce del manicheismo del pensiero unico, senza pensare che anche il manicheismo sarà sottoposto al tribunale della storia.


Diacono Martino http://liberticida.altervista.org/